... (nell'ipocrisia)
Quanta delusione
E quanta falsità
Ci investe a volte.
La superbia
Nella cecità
È propria delle ingrate.
... (persone).
La futilita'
La superficialità
È dell'irriconoscente.
La disinvoltura
Nell'indifferenza
È a volte umiliante.
Luce fievole
Di stelle
Che più non brillano.
... (cadendo).
Raggi tiepidi
Di sole
Che più non scaldano.
... (irraggiando).
Parole vuote
Di sentimenti
Che non più emozionano.
... (leggendo).
Ed è la fine
della profonda
... stima.
Pino Palumbo
10 Marzo 2014
D'istinto avrei scritto che mi ci ritrovo, in questi tuoi versi.
RispondiEliminaLa superbia mi solleticava.
Ma poi ho scelto di fare un pò di sana autocritica.
Quante persone devo aver ferito, con le mie ipocrisie poste in essere
non per cattiva intenzione, no, questo non m'è proprio...
... ma per stanchezza, magari.
Per poca (o nessuna) voglia di mettermi in discussione, esasperata dagli eventi.
Meglio travestirsi da persone accondiscendenti...
... salvo quando il diavolo ci mette la coda e ti smaschera,
e le persone perdono giustamente fiducia in te.
Quante cose, superbamente, ho scelto di "non vedere" x (mio) "quieto" vivere...
... anche se a discapito di chi per me tanto ha fatto.
E' vero... l'ingrato è superficiale.
QUANTE volte lo sono stata...
E quante volte ho "voltato lo sguardo" in direzione opposta
a chi mi chiedeva aiuto, a volte infastidita, altre imbarazzata...
... mentre lo scrivo, piango.
Non si è stelle, non così.
Si emette tenebra... non luce.
Si producono brividi di freddo... non calore umano.
Si diventa involucro privo di contenuto...
.. si diventa NIENTE.
E non si merita alcuna stima.
- Un abbraccio.
C'è tanta amarezza caro Pino in questi versi. Purtroppo spesso la delusione ci affligge e ci addolora.
RispondiEliminaUn abbraccio